Bernardo Bertolucci, Ita/Fra/Ger, 1976, 302 min.
Trama: Olmo e Alfredo sono nati nello stesso giorno, il 27 gennaio 1901, stessa fattoria nell’emiliano. Una sola differenza tra i due bambini: il primo è figlio dei braccianti, il secondo del padrone. Giocano assieme, crescono assieme, e insieme a loro cresce anche la Storia. I due attraversano le prime lotte contadine, la Grande Guerra, l’avvento del fascismo e la Liberazione, su fronti opposti: l’uno da oppresso, l’altro da oppressore. Ma, nonostante tutto, nel profondo, i due restano sempre legati dal filo dell’amicizia.
Il Film: Oggi, cinque ore di film sono quasi un investimento; uno si brucia la serata, forse non gli basta nemmeno per vederlo tutto. Non siamo alle diciotto bobine de La Corazzata Potemkin ma poco ci manca; però, vi dico anche che è un grandissimo film. Recensirlo poi, ci posso solo provare, sapendo già di tralasciare aspetti importanti della storia e scene decisive. Bertolucci ripercorre i primi 50 anni del Novecento italiano, e lo fa seguendo la storia di due ragazzi, Alfredo e Olmo, appunto, nati lo stesso giorno di Giuseppe Verdi, cresciuti negli stessi luoghi del maestro (più italiani di così..), con l’unica grande differenza: la classe sociale. La madre di Olmo è contadina, il padre non si sa chi sia, la donna del resto non l’ha mai voluto dire. Di umilissime origini, cresce come il figlio di tutti e di nessuno allo stesso tempo, in quei grandi casolari comuni vicino alla casa padronale, dove i braccianti della fattoria convivevano condividendo i vari momenti della giornata. A questo proposito, le scene di quella vita contadina, dei pasti su queste grandi tavolate, del rumore, dei canti, del vino, quelle facce brutte, affaticate dal lavoro, bruciate dal sole nei campi, sono molto belle da vedere (l’aver utilizzato veri contadini, anche se la recitazione ne ha risentito, è stata la scelta giusta). Alfredo, invece, è il figlio dei padroni di quella stessa fattoria, destinato a comandare. Nonostante ciò, il nonno – un Burt Lancaster molto energico che ha in antipatia il figlio e vede, invece, nel nipotino il vero erede delle sue fortune – lo lascia giocare con gli altri bambini. Così, i due crescono insieme, vanno a pescare rane giù al fiume, corrono per i campi, si sfidano in tutto, cresce la competizione, e con gli anni crescono anche le divergenze politiche e sociali. I primi sindacati dei lavoratori, le prime rivolte contadine, poi la Grande Guerra, il Fascismo, la Resistenza e la Liberazione, il tutto è visto sempre attraverso gli occhi di questi ragazzi, poi uomini, i quali, pur essendo amici, diventano uno sindacalista, poi partigiano e l’altro proprietario terriero e colluso col potere fascista. Un pezzo di storia del nostro paese. Un pezzo di storia che in questo caso ha il volto di Bob De Niro e Gerard Depardieu. Un pezzo di storia che da quanto è ritratto bene ti sembra di essere lì anche a te, di essere uno di loro, di vedere coi tuoi occhi Attila – un magnifico Donald Sutherland – fucilare contadini in nome del fascismo prima, e soccombere poi, ammazzato dai partigiani, nel cimitero dove sono sepolte le sue vittime. O di startene anche a te lì sotto al bandierone rosso vermiglio, quando nel finale del film, a guerra conclusa, i contadini tirano fuori questa bandiera enorme, tenuta nascosta negli anni, per sventolarcisi dentro sull’aia della fattoria.
Bello, bello. Bravi tutti. Mi scende quasi una lacrima, vedendo Bob che recita in un film così. Cioè, questo signore nel 1975 aveva girato Il Padrino-Parte II, c’aveva giusto da ritirare un Oscar come miglior attore e invece non poteva perché era in Italia a fare un film con Bertolucci. Detta oggi sembra fantascienza, uno come De Niro che viene, e accetta di girare un film in Italia. Mettiamo pure da parte i vari screzi che tra attore e regista sono fisiologici, però se diamo uno sguardo ai grandi attori internazionali che hanno partecipato a film italiani d’Italia negli ultimi anni c’è da piangere, vuoi per i film, vuoi per gli attori. Qui, invece, non si risparmia proprio n’cazzo, e allora facciamo salire la spesa infilandoci anche qualche musichina di Ennio Morricone, non possiamo rovinarci proprio alla fine, no?
Voto: 8,5. Un momento del film che mi piace più degli altri, sarò banale, ma è il processo al padrone. I contadini vogliono uccidere anche Alfredo, tenuto in ostaggio da un ragazzino con un fucile; ce la stanno quasi per fare, quando arriva Olmo, che inscena un finto processo per salvare l’amico. Ce la farà?
Vitellozzo.
la scena che preferisco è quando Sutherland uccide il ragazzino.Una scena violentissima,feroce,disumana,che mostra il volto del fascismo e della forza reazionaria. Il film è talmente un capolavoro,pieno di immagini struggenti e bellissime.Non amo Bertolucci,ma questa opera è davvero di quelle da consegnare ai posteri.Non vorrei che in un futuro come film d’autore fossero intesi Immaturi e Femmine contro Maschi
Bravo, anche quella scena è magnifica. Ma speriamo di no dai, questi son film che restano negli anni, se quelli sull’onda di femmine contro maschi diventassero d’autore tra tot. anni boh, magari sì, ma d’autore di m…
Mi hai fatto venire voglia di rivederlo…
Che amarezza pensare ai film italiani del passato, con attori internazionali incredibili… e vedere la maggior parte dei film attuali…