C.O.G

Kyle Patrick Alvarez, 2013, Usa, 88 min.

Trama: David è uno stronzetto arrogante appena laureato a Yale, che, assieme alla sua amica Jennifer (un po’ zoccola) – decide di provare la dura vita del lavoro dei campi, e se ne va in un posto dimenticato da Dio nel Sud degli Stati Uniti, a raccogliere mele. L’impatto con il nuovo ambiente si fa subito sentire, soprattutto perché David (pardon, Samuel, il ragazzo crea una falsa identità) si rende conto di essere un ateo convinto in un feudo cattolico. Di più. Si rende conto di essere un gay, ateo convinto in un feudo cattolico.

Il Film: Avendo letto qualche entusiastica recensione, l’impressione che ho avuto alla fine del film è stata, però, meno entusiastica del previsto. C.O.G (Child of God, ndr) aveva tutto il potenziale per essere un ottimo film,  per dare un valido contributo a tutto quel filone cinematografico che si confronta con la religione, che contrappone due visioni della vita diametralmente opposte, quella di un ateo, per di più istruito in un dei migliori college del paese, e quello di una piccola comunità chiusa che vede nell’andare alla messa la domenica una necessità per affrontare la vita nel modo giusto. C.O.G vivacchia per novanta minuti su questo ragazzo, che arriva lì con le risposte sulla vita e su Dio in tasca, ma che poi viene abbandonato da tutti: genitori, la sua amica, perfino dai suoi compagni di lavoro messicani che non gli permettono più di mangiare con loro, e che lui accusa di avergli rubato i suoi guadagni. Le cose si complicano quando conosce Curly, il quale, da buon amico, pensa bene di provare a violentarlo,  e per uscire da una situazione poco felice di una tentata violenza sessuale, si avvicina miracolosamente alla religione, fino (così sembrerebbe) a convertirsi, grazie anche all’amico Jon, credente militante che alterna momenti di misticismo e convinzione cattolica ad altri meno felici, di una violenza verbale non proprio da buon cristiano. Finale amaro, e secondo me tirato un po’ via, della serie oh ragazzi son finiti i soldi ci restano due scene e ciccia.

Voto: 6,5. Senza infamia e senza lode, C.O.G va ad aumentare le fila di tutto quell’esercito di film che potevano essere e che non sono stati. In questo caso la colpa non è neanche degli attori, che mi sono sembrati tutti bravini. Neanche la storia, che come ho detto era ricca di spunti interessanti da approfondire; però alla fine è uscito tutto troppo insipido, e anche scialbo.

Vitellozzo.

1 Commento

Archiviato in drammatico, Film

Una risposta a “C.O.G

  1. …non so, forse troppo spesso quando si parla di religione ci si sente un poco le mani legate e l’ironia, se ce ne possa essere, risulta sempre un’arma spuntata. Peccato perché magari con del coraggio in più (forse) sarebbe uscito qualcosa di meglio. Non ho visto questo film, ma per curiosità uno sguardo lo darei anche, benché creda che mi risparmierò la fatica di cercarlo. Peccato, mi piacciono i film con un punto di vista particolare sulla religione, ma non sono proprio semplici da trovare…

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