Terry Zwigoff, Usa/Ger, 2003, 91 min.
Trama: Willie (Billy Bob Thornton) e il piccolo Marcus (Tony Cox) ogni Natale si travestono rispettivamente da Babbo Natale e da elfo suo aiutante, si fanno assumere da un grande centro commerciale e poi lo svaligiano la sera della vigilia. Nonostante la personalità spesso distruttiva di Willie e l’avventatezza di Marcus, i due sono una coppia molto affiatata, e anche quest’anno sperano di fare il colpaccio. Si sbagliano, perché non hanno considerato un direttore troppo spaventato, la guardia furbetta e un bambino incredibilmente grasso.
Il Film: Della serie “film da vedere durante le feste natalizie ma da bollino rosso”. Se vi piacciono le storie sul Natale, ma vi siete rotti un po’ il cazzo di guardare quelli troppo zuccherosi, con Babbo Natale che guida le renne e alla fine nevica sempre, questo va visto. Cioè, è chiaro che c’è Babbo Natale, che c’è il bambino, che ci sono i regali, però non è proprio consigliato per i più piccoli, Billy Bob Thornton è perfetto nella parte da Santa Claus per necessità, cattivissimo. Se dovessi immaginare un Babbo Natale ora che son grande, cinico e disilluso, sarebbe proprio così: ubriacone maniaco sessuale molesto sacrilego e ladro. L’idea è geniale, farsi assumere dai centri commerciali e poi svaligiarli, coi nano che si infila nei condotti d’areazione per disattivare l’allarme. Thornton deve sì aprire la cassaforte, ma intanto deve anche fare il classico Babbo da centro commerciale americano, che fa sedere i bambini sulle ginocchia e ascolta i regali che vogliono ricevere. Presentarsi ubriaco fradicio e scoparsi le clienti ciccione nei camerini fa parte del pacchetto oh sì ah, ti faccio cagare a spruzzo per una settimana. Poi ci sarebbe anche la “storia” del colpo da fare a questo centro commerciale, con il direttore (John Ritter, pace all’anima sua) che comincia a nutrire dei sospetti sulla coppia, e va dal capo della vigilanza, che ci mette due giorni a scoprire cosa vogliono fare e vuole una parte del malloppo pure lui. Colpi di scena vari e poi il finale, con la rapina che va a puttane. Però in verità il film lo regge tutto il personaggio di Thornton (fermo restando che un nano vestito da elfo ha sempre un suo perché), e la cosa più bellina da vedere è proprio il mutare dell’atteggiamento verso il bambino protagonista della storia.
Troppo scurrile per essere vero, a volte uno si chiede se sia veramente un film di Natale, ma poi entra scena il bambino co-protagonista e allora si apre quello spiraglio che ti fa vedere in fondo in fondo che un cuore ce l’ha anche questo Santa Claus, e che la frase universale a Natale siamo tutti più buoni vale anche per lui. Il bambino (non ha un nome) che va al centro commerciale per parlare con Babbo Natale e invece si trova davanti un finto Babbo, sudicio e sfatto, ma ci crede comunque, anzi l’aspetta fuori fino a notte fonda e si fa accompagnare a casa sulla sua macchina scalcinata e piena di bottiglie (vuote) di alcol, sarà la rovina lavorativa di Willie. Quando vede che il bambino non ha genitori e l’unica sua tutrice è una vecchia rimbambinita, all’inizio ci mette cinque minuti a prendere un po’ di soldi e (poi) a stabilirsi lì per un po’ insieme a un’amichetta. Grosso errore. Perché tra una cattiveria e l’altra il bambino riesce a scalfire la corazza di Willie, e alla fine il cinico criminale è capace anche di una buona azione: regalargli un elefantino rosa di peluche, quello che il bambino gli aveva chiesto. Anche se la rapina va a puttane, anche se Willie si ritrova braccato e senza vie di fuga, cerca in tutti i modi di portare il peluche al ragazzino, anche quando gli sparano alla schiena diversi colpi; c’è lui che finisce disteso in terra e tenta di raggiungere la porta di casa, allunga la mano con l’elefantino sporco di sangue, ma non ce la fa, e crolla circondato dalle guardie.
Per me poteva finire qui, con lui in terra che non si sa se sia vivo o morto, ma il fatto che poi mi facciano vedere che sopravvive e anzi lo scarcerano (la notizia dell’aver colpito un Babbo Natale la sera della vigilia mentre portava a casa un regalo scuote l’opinione pubblica), con il probabile suo ritorno a casa a badare al piccolo, non cambia l’opinione positiva che ho del film, anzi, il lieto fine lo rende proprio un film di Natale.
Voto: 6,5. Ripeto, non è da bambini né per quelli che si scandalizzano per le volgarità abbastanza gratuite (anche se chi segue questo blog da un po’ è sufficientemente preparato per reggerne la visione). Si nota subito l’impronta dei fratelli Coen come produttori, Babbo Bastardo ha qualcosa in più rispetto agli altri film dello stesso tipo. Non so se questo qualcosa in più abbia per tutti una valenza positiva – può anche non piacere a chi vede lo spirito del Natale solo in un certo modo – però è qualcosa di diverso che non fa male in un genere forse troppo stereotipato e alla lunga noioso.
Vitellozzo.