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Mediterraneo

Gabriele Salvatores, 1991, Ita

mediterraneoTrama: 1941. Un manipolo di soldati italiani deve presidiare una piccola isola greca. Un paradiso, lontano dalla guerra. Motivazioni valide per non restare lì? Nessuna.

Il Film: Dovessi dire quanti film mi piaccio di Salvatores farei in fretta. Sono giusto tre o quattro, e tutti dello stesso periodo, tutti più o meno sugli stessi temi: la fuga, l’amicizia, il viaggio. Marrakesh Express, Turné, Puerto Escondido, e questo. Stessi attori, per una formula vincente tra comicità e melanconia che ancora oggi rende quei film i migliori della sua produzione.

Mediterraneo è forse il più complesso. anche per il periodo trattato. Non sono poi così tanti i film italiani sugli anni 40, ed ancora meno quelli sui soldati impegnati sui fronti esteri. In realtà la caratteristica del film è che sì, si svolge negli anni 40, ma i protagonisti parlano come se fossimo negli anni 70, dialoghi forse troppo moderni per dei soldati dell’epoca (“c’è ancora quel fumo che ha lasciato il turco? Ma non sarebbe meglio se fosse sempre così, che ti rubano le armi e ti lasciano sta roba.”). C’è sempre la speranza della costruzione di un mondo migliore fatto di pace e amore che aleggia per tutto il film.
Il mondo migliore i soldati lo hanno già trovato. Un piccolo paradiso di mare, chi glielo fa fare di avvertire qualcuno e farsi venire a prendere? Pianta due pali, e passa la palla. Oppure fai visita alla bella Vassilissa, senza innamorartene magari (“Si è presa a cuore un aspetto psicofisico di tutto…cioè, eh sta portando avanti un discorso…è una puttana!”)

Bisio, Bigagli, Cederna, Catania, Gigio Alberti, tutti attori che danno il meglio di sé, i momenti comici sono tanti, come alcune scene epiche, ma a reggere il film è la figura immensa di Diego Abatantuono, secondo me nel suo miglior periodo, dopo il trash anni 80, e prima del trash revival degli ultimi 15anni. Rido ad ogni sua frase, ogni sua espressione, un mito in questo film.
Oscar come miglior film straniero, colonna sonora bellissima, bei dialoghi, si ride, si riflette, gran film, con un’unica pecca per me: il finale con loro da vecchi che si ritrovano, troppo retorico.

Voto: 7/8Sai che ogni volta che vedo un tramonto mi girano i coglioni, perché penso che è passato un altro giorno. Dopo mi commuovo, perché penso che sono solo.
Le notti mi piacerebbe passarle da solo. Da solo…nsomma…magari con una bella troia, che è meglio che da solo.”


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A Field In England

Ben Wheatley, 2013, UK/Irl

urlTrama: 1687, un campo in Inghilterra, ci sono d…senti io non ho capito di preciso di cosa parla, però è bello. Parecchio.

Il Film: Inizia con la scritta “Attenzione il film contiene immagini lampo stroboscopiche che possono creare danni a persone…” Bene no?
Tutto in bianco e nero, riprese lente tra l’erba e i cespugli della campagna inglese. Costumi perfetti, pistole e moschetti stupendi, e soprattutto un grandissimo realismo.

Se siamo durante la guerra nel 1600, la gente deve essere sudicia, coi denti neri.
Se uno viene colpito alla gamba, si deve vedere il pezzo di gamba che parte.
Se c’è da scavare una buca, si scava con una pala del ‘600.
Se uno ha un’infezione al cazzo, si deve vedere il cazzo con l’infezione.
Ecco in questo il film è perfetto, quasi maniacale nella cura dei particolari, e dell’inquadratura.

Non posso però negare un po’ di difficoltà nel seguire la narrazione degli eventi. Vuoi per i dialoghi filosofici, vuoi perché tocca vederlo coi sottotitoli (perché non vorrete mica che un film del genere lo facciano uscire in Italia vero? Magari tra qualche anno), vuoi per la storia che a mio avviso si perde un po’ nel finale. Insomma non facilissimo da comprendere.
Resta affascinante ed interessante da un punto di vista di stile. E poi a circa metà di film arriva la sequenza di immagini stroboscobische, tagli geometrici, lampi di luci e ombre, assolutamente magnifica, magica, surreale.

Voto: 7,5. da vedere per forza. Dà speranza a tutto il cinema.

Capitano Quint

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Viva L’Italia!

Massimiliano Bruno, Ita, 2012

Trama: il cast italiano delle grandi occasioni: Placido, Bova, Angiolini, Gassman, Papaleo, tutti riuniti in uno dei film più bugiardi, buonisti, ipocriti, in una parola brutti, degli ultimi anni.

Il film: dico solo la cosa più allucinante, il film è una sottospecie di critica alla falsità dei politici italiani, un’ode al populismo, al qualunquismo, il regista recita brani della Costituzione per far vedere come non sia rispettata, insomma si critica il sistema al potere in Italia, e poi la prima scritta che appare nei titoli di coda è:
FILM PRODOTTO DA UN POOL DI BANCHE TRA LE QUALI UNICREDIT, SAN PAOLO, E STI CAZZI.
Ma stiamo scherzando? Vuoi fare il film impegnato della minchia, critichi i politici, critichi il sistema, e ti fai pagare sta cacata da un pool di banche?!! Ma ti levi di culo.

Premio “non c’ho voglia de recità” a tutto il cast.
Premio squallore a due scene: Placido, politico pentito, che cammina tra le macerie de L’Aquila, e sempre Placido che cammina, stavolta in rallenty, in mezzo agli scontri tra giovani e caschi blu. Alla grande, continuiamo così.

Il Voto: 4 al film, non diverso dalle altre commedie commerciali. Attori inqualificabili, situazioni imbarazzanti, parti comiche che fanno quasi compassione.
Il Voto: 2 alla bieca operazione buonista stile Rocky 4 “se io posso cambiare, tutto il mondo può cambiare”.
No idiota, se ti fai dare i soldi da un pool di banche per fare un film che finisce con il volemose bbene siamo italiani, non cambia un cazzo.

Capitano Quint

livello della comicità espresso dalla divertentissima gag con “elena-elena di troia”

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Ex Drummer

Koen Mortier, 2007, Bel

39779Trama: il marcio. Una band punk, poco band e molto più che punk, ha bisogno di un batterista, e si rivolge ad un famoso scrittore, il quale vede la possibilità di una storia interessante. Caratteristica principale della band è che tutti devono avere un handicap: che sia un braccio bloccato, una perversione violenta verso le donne, l’omosessualità, o più che altro il non saper suonare.

Il Film: c a p o l a v o r o.  No via capolavoro no, però…però per me è un gioiello. Purtroppo mi fanno impazzire i film marci, sudici, con geniali trovate, e con una colonna sonora ancora più sudicia e geniale, e attori brutti come la fame.

C’è chi lo ha definito la versione estrema di Trainspotting, altri solo una brutta copia, oh magari se smettete di cercargli etichette e ve lo godete vi accorgerete della sua grandezza.
Ancora più della storia (perversa) a far rimanere a bocca aperta sono le scelte del regista, la sequenza iniziale con loro in bicicletta mandata al contrario, lo skinhead che in casa sua cammina sul soffitto, l’interno della vagina della donna di Big Dick (“…soprannome un cazzo, donna fagli vedere! …vedi questo, l’ho fatto io, ora usciamo, sta per pisciare”).

E’ un film che mette a disagio. Non sai se ridere, provare ribrezzo o pena. Una periferia devastata, case che sembrano porcili, un padre che si caca addosso perché legato a letto, uno che fotte la madre dell’amico (Bozzone docet nda), e questo fascistone di scrittore che invece di togliere dalla merda sti tre disperati, li fa affogare definitivamente.
Un solo concerto, una sola canzone (la significativa Mongoloid), e la distruzione totale di tutto. Ridi per le parolacce e gli sketch? Beccati sta strage finale, non c’è proprio un cazzo da ridere. Rimango in silenzio, a disagio, sto male. Ma che cazzo di film immenso.

Voto 7/8. Come spesso accade, sti registi sconosciuti, con due lire in tasca, tirano fuori vere perle, ammirate questi titoli di testa:

Capitano Quint

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Il Rosso e il Blu

Giuseppe Piccioni, 2012, Ita

locandinaTrama: la scuola italiana come non è. Perché non solo il proiettore per vedere i film non ha mai funzionato, ma se per sbaglio una volta ha funzionato, nessuna classe si è mai messa a vedere un film tutti abbracciati, a ridere con il professor Scamarcio.

Il Film: merda, banalità, squallore, cattivo gusto, tutto in questo film. 4 storie di professori e studenti, una peggio dell’altra.
Purtroppo nel mezzo ci finisce anche Margherita Buy nella storia più inutile, lei preside o professoressa che accompagna un ragazzo senza madre in ospedale, e resta a prendersi cura di lui. Ah, perché chiaramente lei non ha figli, e quindi vabbè, capito la situazione? da fiction di Rai1. Imbarazzante.

Poi c’è un vecchio professore prossimo alla pensione, che non ha più voglia di insegnare, e perde un po’ la testa. Tira i libri dalla finestra, fuma in classe (ke skandalo!1!!), ma ritrova una ex alunna, che fa l’infermiera e che scopre che il vecchio c’ha tipo na malattia, non si capisce bene, però gli sorride, e lui ritrova la voglia. Si svolge davvero così eh, prima pazzo, poi incontro, malattia, sorriso, w la vita. Mah.

Veniamo al nostro grande amico Riccardino Scamarcio, giovane professore di lettere, di quelli che adesso la cambio io la scuola italiana. Che cosa mancava in questo film fino ad ora? Una bella storia prof – ragazza problematica. Oooh ne sentivo il bisogno. Squallore allo stato puro. E la mamma morta, e i fidanzato la picchia, e la colletta per aiutarla, e il bacio, no no non si può. Non è possibile rappresentare la scuola, mettendoci sopra merda melodrammatica. Perché quello che viene fuori è questo, ovvero una visione dei “giovani” nella quale i giovani non si riconoscono.

Si tocca il fondo quindi con la storia del ragazzo romeno. Immancabile. Ragazzo che c’ha sta mezza situazione co una, fanno i filmini col cellulare, ma no i filmini filmini, filmini mentre parlano di quanto fa SKIFO KUESTO MONDO, KE MERDA I GENITORI!!1!! e li fanno col cellulare perché almeno il regista ci dimostra che non sa girare nemmeno la telecamera a mano. Conclusione, giuro va proprio così: il romeno vuole rubare la pistola al padre, parte un colpo, padre ferito allo stomaco, lo portano in ospedale a due all’ora parlando del rapporto padre figlio, scena dopo figliolo che ride il classe. Fine.

Prossima recensione: La Scuola,1995. Film perfetto. No sta merda.

Voto 3: segnato in blu se ti piace di più.
Unica perla del film, 10 secondi affidati a ER PATATA al colloquio coi genitori, migliori di tutto il resto del film.

Capitano Quint

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Battle Royale

Kinji Fukasaku, 2000, Jap.

504BATTLE_ROYALETrama: Per educare i giovani, e tentare di raddrizzare la società, viene indetta annualmente la Battle Royale. Una classe di una scuola superiore sorteggiata a caso viene portata su un isola, dove i ragazzi dovranno uccidersi con il solo scopo di non essere uccisi. E’ ammesso un solo vincitore.

Il Film: Tratto da un romanzo, e da un manga (per il quale non ho il minimo interesse) il film è fortemente consigliato.
In un periodo in cui mi sto lentamente avvicinando al cinema giapponese/orientale (si accettano consigli), questa pellicola arriva prepotente tra le più interessanti che abbia visto.

Immaginatevi questa trama in un film italiano, dove dei ragazzi del liceo si devono uccidere nei modi più violenti per sopravvivere.  La gara sarebbe a chi riesce ad uccidere per primo il Muccino, o il Vaporidis di turno, ma la realtà è che semplicemente un film del genere sarebbe inconcepibile per l’associazione genitori, l’associazione genitori cattolici, l’associazione genitori cinepanettoni, etc.

Comunque, chi se ne frega, il film esiste, ed è bellissimo così, perché mostra esattamente le dinamiche di gruppo, la lotta per la sopravvivenza, le paure, e le perversioni dei giovani ragazzi.
Questi sono costretti dal classico collare pronto ad esplodere, e a disposizione hanno solo un sacco contenente viveri, una mappa, ed un’arma/oggetto a caso. Può essere una balestra, una pistola, ma anche una torcia, o un binocolo.
A non essere casuale è invece la capacità dei ragazzi di adattarsi quasi immediatamente alla situazione. Si formano i primi gruppi, si distinguono i più violenti, i più deboli, le fiche stronze, il pazzo solitario, gli innamorati, i repressi. Tutti contro tutti.

Il cinema giapponese si mostra ancora una volta in tutta la sua perversione carnale, nelle torture, nel sesso, nell’umiliazione. E’ tutto portato ai limiti estremi per dei ragazzi delle superiori. Una splendida visione di un regime fatto di violenza ed educazione. Film che fanno riflettere, come L’Onda, e The Experiment, con in più una sadicità che è costata al film svariate censure.
Trovo veramente un solo difetto, che noto in tanti film giapponesi, la recitazione degli attori. Capisco che in questo caso sono ragazzi, ma nsomma diciamo che quelle espressioni esasperate tipo lacrimoni, o grasse risate, proprio riprese dai manga, mi fanno un po’ caare. Per tutto il resto film incredibile.

Voto 7+: Per gli appassionati di Hunger Games, ecco da dove il vostro film del cazzo ha copiato. Inchinatevi e chiedete scusa.

Capitano Quint

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L’Enigma di Kaspar Hauser

Werner Herzog, 1974, Ger

Kaspar_Hauser-COVERTrama: Tratto da una storia vera. Germania, 1828. Un giovane cresciuto in cattività, viene abbandonato in una piazza di una città. Non si sa chi sia, non parla, e si muove a mala pena. E’ un film di Herzog. La trama è l’ultima cosa che conta probabilmente.

Il Film: WERNER HERZOG. Solo amore. Non succede niente per tutto il film, ma succede tutto. Lentamente, implacabilmente. Non è la società così detta civile a scoprire ed educare un disgraziato, ma è lui che senza difese scopre la falsità e la crudeltà di essa.
Cosa sono le parole, cosa sono le distanze, cos’è la religione, cos’è la società, chi è Kaspar Hauser, e qual è la sua storia. Tutte domande che alla fine della visione ti turbano per giorni.
Come ti turbano alcune scene agghiaccianti, una su tutte quella del circo, che deve aver sicuramente ispirato l’Elephant Man di Lynch. Un’angoscia che stringe lo stomaco.
Bisogna solo lasciarsi raccontare questa storia che non ha inizio, ed ha una tragica fine. Herzog la racconta nel modo migliore, attraverso delle immagini incredibile, attraverso una fotografia spaventosa, riducendo i dialoghi all’essenziale e facendo di essi dei momenti critici nella crescita di Kaspar.
Basti pensare all’indovinello sulla verità e la bugia, al dialogo con i pastori che lo vogliono convertire, alla mancata concezione di spazio di Kaspar, tutte cose spiegate dallo stesso uomo con una logica primitiva ed istintiva, priva di ragionamento, a volte imbarazzante per quanto sbagliata a volte così diretta da essere troppo semplice ed anche troppo giusta.

Ovviamente per un film del genere Werner non poteva scegliere un attore qualsiasi, e richiama, dopo averlo fatto esordire anni prima, Bruno S, per il quale affido la biografia a wikipedia: “Figlio illegittimo di una prostituta, maltrattato da bambino, ha trascorso gran parte della sua infanzia tra orfanotrofi, istituti di correzione e carceri. Ottimo pittore e musicista autodidatta”. Sembra nato per questo ruolo. Una bravura e un realismo impressionanti.

La bellezza del film sta in questa descrizione della realtà quotidiana di un uomo che scopre il mondo, nella splendida ricostruzione dei luoghi e dei costumi dell’ottocento, nella capacità di Herzog di angosciarti, e poi farti sognare insieme al protagonista. I sogni di Kaspar sono momenti mistici, un paesaggio sfocato, uomini che in massa salgono collina avvolta nella nebbia, sembrano anche vestiti con abiti del secolo successivo.
Il sogno della carovana nel deserto è pura poesia, pura abilità di visione di uno regista fuori dal comune, che dopo averti fatto sognare, ti riporta con i piedi per terra, pesantemente, brutalmente, con l’autopsia del corpo di Kaspar.

Voto: 8. Ma anche solo per l’apertura del film. Un campo di grano frustato in ogni direzione dal vento, una musica incalzante, l’inquadratura ferma, ed una scritta in tedesco in basso:
“Non sentite dunque questo urlo terribile, che chiamano silenzio?”
Herzog, solo amore.

Capitano Quint

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10 recensioni andate perse.

Le 10 recensioni che non avete visto. Probabilmente perché non andavano viste.
Solo grande cinema  su cazzochevento.
Link sulle locandine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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settembre 19, 2013 · 11:53

Harry Potter. Tutti. TUTTI

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mmmamma mia gomme sdo!

Trama: Harry e sta magia di qua, Harry e sto segreto di là.

Il Film: Visti tutti e sette, uno alla settimana. Non mi si può negare di averci provato. Ce ne fosse stato uno meglio di un altro li saprei almeno distinguere ora. Invece no, tutti uguali, sempre lo stesso svolgimento, sempre nomi finto latini a caso simili tra loro, Severus, Silente, Sirius, un trionfo inutile di effetti digitali.

Non impressiona quando dovrebbe, non fa sorridere nelle gag, cattivi che non fanno paura, mai mezza coscia secca di Emma Watson, magie che si ripetono per mancanza di originalità, e soprattutto una volta c’era una sola regola insegnata da GhostBusters: MAI INCROCIARE I FLUSSI. E invece ore e ore a spararsi contro raggi laser con le bacchette. Ma vaia vaia.
SETTE FILM per arrivare a: “Harry deve morire perché il cattivo è dentro di sé. Deve morire, oddio no deve morire! E invece non more. Tutti felici e contenti. Mi sono perso qualcosa io? Rifletto.

Ma io lo so di chi è la colpa. Di quella videocassetta che ho consumato da piccolo: Hook-Capitano Uncino. La sola ed unica magia che sia mai riuscita ad emozionarmi è quella del banchetto con il cibo immaginato che termina in un’esplosione di colori. Ce l’hai fatta Peter. Non ce l’hai fatta Harry.
Quindi leggete tutti i libri del maghetto che volete, ma se si tratta di film, bimbi, guardate altro: mai sentito parlare del tesoro di Willy l’Orbo?

Voto: 4,5. Come dice il finale di American History X, sempre bene chiudere con una citazione, c’è sempre qualcuno che ha detto qualcosa meglio di te.
E nessuno potrà mai commentare il film meglio di LUI, in questo video:

Capitano Quint

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The Departed

Martin Scorsese, 2006, Usa

imagesTrama: Jack Nicholson è il boss mafioso di Boston. Matt Damon il suo infiltrato nella polizia. Di Caprio l’infiltrato della polizia nella sua banda. “C’è puzza di talpa”.

Il Film: finalmente Martin Scorsese raggiunge l’oscar per la miglior regia, con un film un po’ tamarro, molto americano, sicuramente inferiore a diversi suoi film, ma non per questo meno bello e gradevole. La sua solita bomba su italiani vs irlandesi vs americani. Sempre il numero 1 in questo.
Amare Scorsese è obbligatorio, è un comandamento, un uomo a cui voglio bene, perché mi fa sempre divertire, mi fa sempre emozionare, e mi sorprende sempre.
Le sparatorie in sequenza negli ultimi 20minuti di questo film ne sono un esempio. Senza tregua, una dopo l’altra, tutti contro tutti. Uno spettacolo di montaggio e regia. Uno spettacolo di regista.

Capitolo Leonardo Di Caprio, ormai pupillo di Scorsese, che prova a farmelo piacere in ogni suo ultimo film, senza quasi mai riuscirci. Qui è fastidioso come sempre, esagerato, sopra le righe, ma funziona grazie al dualismo con Matt Damon, i due fanno un po’ a gara di recitazione senza che nessuno vinca. Vincono i personaggi, funzionano insieme e basta. Direi Leo meglio del noioso The Aviator, e anche del suo fastidioso personaggio in Gangs of NY. Riuscirai mai a starmi simpatico? Non penso, accontentati di Shutter Island, e anche di questo dai.

Nota di merito per un grandissimo cast di supporto, al di là del terzo incomodo nella coppia Leo-Damon, Mark Wahlberg. Si distinguono Martin Sheen, ed un immenso Alec Baldwin che mi fa sempre ridere, Vera Farmiga brava e bella, e c’è spazio anche per David O’Hara che tutti ricorderete in BraveHeart per “è la mia isola!” Irlandese fondamentale anche qui.
(Devo commentare la prestazione di Jack Nicholson? È necessario?)

In conclusione, miglior film, miglior regia, miglior montaggio, e miglior sceneggiatura non originale. Sosteniamo sempre che gli oscar non valgano molto, ma ogni tanto ammettiamo che sono davvero meritati.
Onora il padre, la madre, e Scorsese. Non necessariamente in questo ordine.

Voto: 7.5 Jack dopo che Leo gli fa notare che è abbastanza ricco e vecchio da poter smettere:
I soldi non mi sono più serviti da quando ho rubato ad Archie i soldi della merenda in terza elementare. A dire la verità nemmeno la fica mi serve più. Però mi piace.”

Capitano Quint


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Spring Breakers

Harmony Korine, 2012, Usa

lCEA5QAVrUotUz82ifkSNdrgrpOTrama: culi, pistole, e coca. E culi.
Altrimenti anche film che mostra il vuoto dell’adolescenza, esasperato dalla vacanza di 4 ragazze che.. etc etc. Culi.

Il Film: 4 ragazzine bravissime, ma brave, brave, brave, brave eh! La moglie del regista, poi Ashley Benson (BENE!), e due sconosciute che leggo essere uscite da Disney Channel, e ora fanno i miliardi come “cantanti”: Vanessa Hudgens, e Selena Gomez, che, messe in queste vesti (le poche vesti delle zoccole americane), fanno la loro bella figura.
Nel cast anche James Franco, forse nel miglior ruolo della sua vita, il finto gangsta spaccio, spacco, sparo, trombo solo io, e muoio.

Il film di Korine è molto di più. Cioè, i culi e le tette hanno un ruolo fondamentale, e si fa fatica a notare altro, ma il regista di Gummo, e sceneggiatore di Ken Park, mette al centro anche qui una riflessione su l’adolescenza americana e la sua idiozia. Riflessione che non mi convince mai fino in fondo, o meglio, è molto esplicita (le lacrime e le risate si alternano molto velocemente per le bimbe), ma è un po’ fine a se stessa. Si sa già.
Prima il “fanculo la scuola” e poi alla fine il “sarò una ragazza migliore”. Vabè dai, sei na zoccoletta. Pensa come stiamo messi noi in Italia, che lo Spring Break ce lo sogniamo e ci illudiamo che un tavolo in un locale di Gallipoli sia il top del top con la lista top e la bottiglia top. Là tutti nudi, e qua solo camicia bianca e mocassini. Se c’è da fare una riflessione sugli adolescenti, inizierei da chi sta peggio (vedi I Ragazzi Della Notte)

Comunque il film riserva molti momenti veramente ben fatti: la rapina inquadrata dalla macchina che aspetta fuori, le luci e i costumini fluo, le musiche sempre azzeccate (anche Cliff Martinez, lo stesso di Drive), le ragazze che cantano Britney Spears con i fucili e i passamontagna. Scene costruite sempre bene.
Finale troppo esagerato, con una sparatoria non necessaria, ma quel pontile rosa, con loro che camminano inquadrate da dietro, è notevole.
Ah, orrenda la traduzione del titolo in italiano: Una Vacanza Da Sballo. Come sempre, buttiamola sul ridicolo se è un film drammatico.

Voto 6/7: Ok, posso smettere di fare il serio? C’E’ STE 4 CAGNE IN COSTUME PER TUTTO IL FILM CHE FANNO LE CAGNE. VA BENE?

Hi, I’m Vanessa Hudgens, and you’re watching Disney Channel!

 

Capitano Quint

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Un Tranquillo Weekend Di Paura

John Boorman, 1972, Usa

Un tranquillo weekend di pauraDeliverance-by-Bill-Gold

Trama: Una gita in canoa, un posto sperduto in mezzo alla natura, e la violenza dei bifolchi del sud degli stati uniti. Uno stupro, un cadavere da nascondere, le rapide del fiume, sono troppo per i 4 uomini venuti dalla città in un territorio che non gli appartiene.

Il Film: Cult. Uno dei tipici filmoni anni ’70. Burt Reynolds e Jon Voight protagonisti. Anche se la vera protagonista forse è la natura, quel fiume, quella gola rocciosa, un posto incredibile, 

bellissimo da attraversare, ma dove non vorresti essere costretto a fermarti.

All’inizio viene spiegato come quella zona stia per essere sommersa da un lago artificiale, l’inizio della costruzione della diga è ormai vicino, l’uomo ancora una volta sta per distruggere la natura. I 4 hanno quindi l’occasione di visitare un posto che non sarà mai più visibile. 
Ma non sono soli in zona. Ci sono i nativi, i red neck, quegli americani del sud, visti in tanti film, che mettono paura per quanto sono “brutti, sporchi, e cattivi”. Stupendo e inquietante è infatti il ragazzino con il banjo nella baracca della stazione di rifornimento. Evidentemente autistico, lascia intuire, come in quelle comunità l’incesto sia pratica comune.
Dal suo banjo, incrociato con la chitarra di uno dei quattro, esce la famosissima melodia che accompagna tutto il film, incredibilmente senza rompere i coglioni 


La svolta del film arriva quando meno te lo aspetti, il clima è rilassato, gli amici si divertono, Burt fa un po’ il bullo come sempre, due di loro si allontanano, e rimangono vittime dell’aggressione di due cacciatori locali. Lo stupro del ciccione è, senza mai inquadrarlo direttamente, violento per come sembra essere solo un gioco per i due bifolchi. Da lontano, l’arco di Burt, salva Jon Voight, uccidendone uno e mettendo in fuga l’altro.
(perché come può rompere i coglioni il banjo non ce n’è), una colonna sonora “campagnola” che mette i brividi.

Da qui il film sale di colpi, di tensione, la questione morale su cosa fare del corpo, la fuga, il sentirsi sempre braccati, le rapide del fiume che aumentano, quella cazzo di melodia di sottofondo. Insomma ne viene fuori un gran film. Il tranquillo uomo di città Jon Voight dovrà mettere da parte tutta l’etica ed il buonsenso per fronteggiare ad una situazione drammatica. Ancora una volta, l’uomo è solo davanti alla natura.

Voto 7/8: Note di merito ad alcune scene di grande realismo, come il corpo di uno di loro frantumato dalle rapide, e per le locandine del film, quella americana e quella italiana, che sono splendide. Sul titolo italiano ancora non mi sono deciso, è diventato un cult a sé, ma forse dà un po’ troppo l’idea di un film horror, e non è così.
Deliverance, quello originale. Salvataggio, soccorso, ma anche liberazione spirituale. Da un segreto con il quale i sopravvissuti dovranno convivere, finché la verità non verrà a galla. Gran film.

Capitano Quint

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World War Z

Marc Forster, Usa, 2013

World_War_Z_posterTrama: Dal nulla spuntano zombie infetti. Non è dato sapere perché e come. Mandiamo a giro per il mondo Brad Pitt a salvarci.

Il Film: classica merdata americana. Ma si tocca dei punti di trash a stelle e strisce che da tempo non vedevo.
La storia fa acqua da tutte le parti, non si capisce un cazzo di come nasca l’infezione.
La regia è di un cane che non sa tenere la macchina ferma per più di due secondi, tranne quando c’è la bandiera che sventola. Ma comunque, veniamo ai momenti chiave:

-Brad trova rifugio in casa di una famiglia messicana. I due adulti non parlano inglese. Il bambino sì. Chi si salva dei tre? Solo il bambino, gli altri stupidi messicani che non parlano l’americano non sono degni di vivere. Morte ai clandestini messicani che non vogliono imparare la lingua.

– Brad fa tre viaggi: Corea del Sud, Israele, e Gran Bretagna. Tre nazioni a caso. Tre nazioni alleate USA. Proprio a caso eh.

-In Israele, sapevano già tutto, perché sono bravi. E avevano costruito già dei muri enormi per ripararsi dagli zombi. E visto che sono così buoni fanno entrare anche i palestinesi. Ma che bravi, che generosità.

– Peccato che quei cattivoni stupidi palestinesi si mettono a cantare di gioia attirando gli zombi. I soldati israeliani si trovano quindi costretti a sparare a caso sulla folla. Cosa che non avrebbero mai fatto eh! Hanno iniziato gli altri! Vi costruiamo i muri a casa vostra, e voi vi mettete a cantare? Non si fa. Morte ai palestinesi che minano la salvezza israelita.

– Best Moment: Brad trova la cura finale, deve scappare dagli zombie, ma prima… una bella e rinfrescante PEPSI in lattina. Bevi PEPSI. Solo con PEPSI puoi salvare il mondo. Anche Brad Pitt beve PEPSI. Bevi PEPSI responsabilmente. Si è visto il marchio?

– La cura finale: infettiamoci con il tifo e la sars così non ci mangiano. Idea del secolo. Che però salva tutto il mondo. Tranne un posto, dove la voce fuori campo ci dice che si continua a combattere: a Mosca! MALEDETTI COMUNISTI CHE NON ASCOLTATE GLI AMERICANI!! TENETEVI GLI ZOMBI!!

Voto: 3 Roba da pazzi. Razzismo e fascismo ovunque. Nel mezzo c’è anche Favino, ma che cazzo ci fai. Una porcheria immane.

Capitano Quint

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Cane Di Paglia (originale vs remake)

Sam Peckinpah, 1971
Rod Lurie, 2011

imagesTrama: Dustin Hoffman è un tranquillo professore americano che si trasferisce in un paesino della campagna inglese, con la moglie, originaria di quel posto. Dovrà affrontare le ostilità e la violenza di un gruppo di ragazzi, uno dei quali ex della ragazza. E’ una lotta per il territorio e per la sopravvivenza.
Nel remake la vicenda si svolge invece in quei posti del sud degli Stati Uniti, dove le uniche cose da fare sono andare a messa, e andare a caccia.

Il Film: Il film di Sam Peckinpah è una bomba. Letteralmente. Una bomba che viene preparata per tutta la prima parte del film: un luogo tetro e isolato con una comunità chiusa (un po’ come The Wickerman), il gruppo di rozzi idioti che prende in giro il nuovo arrivato, che spoglia con gli occhi la sua donna, lei che fa un po’ la zoccoletta …e poi viene accesa la miccia della bomba, con la scena del gatto impiccato nell’armadio. Da lì cambia il film. Si aspetta solo l’esplosione di violenza.
La bellezza del film sta proprio nel creare due mondi diversi: da una parte l’intellettuale e pacifico professore americano, che non farebbe male a nessuno. Dall’altra uomini ignoranti, disadattati sociali, a cui interessa solo marcare il territorio, come bestie.

Le scene: Dal marcare il territorio entrando in casa e uccidendo il gatto, a marcare il territorio stuprando la donna per loro il passo è breve.
Ma quella scena è tutt’altro che breve, è un capolavoro. Secondo me è proprio nella scena dello stupro che si vede la differenza tra il film originale e il remake. Nel film del 71 c’è un’ambiguità di lei terrificante. Lei sembra starci, sta tradendo il marito con il nemico, le piace quasi che il suo ex si imponga con la forza. E poi arriva l’altro uomo e la situazione da tesa diventa atroce.
Regia incredibile, i flash di Dustin da solo in campagna, mentre lei viene stuprata in casa, e poi i flash dello stupro che tormentano lei nelle scene seguenti danno al film un’inquietudine unica.

Il finale è tutto da godere. L’assedio alla casa, Dustin che deve trovare il suo istinto primordiale, deve diventare come loro, difendere il suo territorio. Penso sia qui il senso del film, nel far vedere la natura violenta dell’uomo al di là dell’estrazione sociale. 5 uomini vogliono violare ciò che è mio? Morirò io, o ucciderò i 5 uomini. Non c’è altra soluzione.

Gli Attori: Dustin Hoffman vs James Marsden (chii??). Vabbè dai. Dustin in uno dei suoi migliori ruoli. La camminata un po’ alla Rain Man, l’imbarazzo de Il Laureato, impacciato, fragile, per poi tirare fuori le palle con innata violenza nell’assedio finale. Grandissimo personaggio.
L’altro si porta dietro i kg inutili di Superman Returns, e di X-Men, e sinceramente uno dei punti deboli del remake è proprio lui, James Marsden (chii??).
Si può discutere invece sulle attrici! Biondina anni 70 o biondina del nuovo millennio? Di istinto preferisco sempre il vintage, ma l’altra è Kate Bosworth (quella di “21”). Bene entrambe, ma bene, bene, bene.

Voto: 8 l’originale è come una tagliola tra capo e collo. Spoiler.
6,5 al remake per l’impegno ed il coraggio, ma non c’è storia. Voglio però sottolineare la scelta felice di spostare il tutto nella campagna americana, per mostrare una realtà che mi inquieta sempre, quella di quei luoghi dove prima di tutto c’è dio e il senso di comunità, chiusa. Dove far rispettare le proprie regole conta più che uccidere o stuprare.

Capitano Quint

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La Memoria Del Cuore

Michael Sucsy, Usa, 2012

imagesTrama: lui e lei si conoscono, si fidanzano, si sposano, e si schiantano con la macchina contro un palo. Lei, dopo il coma, si risveglia, senza ricordare chi sia questo ragazzo che dice di essere suo marito. Lui dovrà farla ri-innamorare. Due dita in gola tra 3, 2, 1…

Il Film: Ah, sottointeso, lui è il bellissimo Channing Tatum, lei la bellissima Rachel McAdams (per la quale confesso un debole, che va al di là dell’odio per questi film). Il primo incontro, cose che succedono a tutti nella vita reale, è più o meno così:
-Scusa, ciao, ti è caduto un bigliettino. Ti va un caffè?
– Ok, poi te la do.

Rachel, dimmi dove perdi i tuoi bigliettini, e io ti offrirò tutti i caffè del mondo. Ho solo un problema, sto in un condominio a Firenze, e non in un loft mega galattico, finto arredato “giovane”, nel centro di Chicago, e non ho uno studio di registrazione indipendente, e non posso mandarti le foto di me scalzo che suono la chitarra. Insomma, non sono Channing Tatum, ma come dice Rocco, tengo duro lo stesso.
Ma veniamo ai problemi del film: lei non si ricorda chi sia Channing, ma si ricorda chi è il suo ex fidanzato, e decide di passare del tempo con lui, e con i suoi genitori (con i quali aveva litigato). FERMI. Chi è il padre? No, no, dai no. Sam Neill, non tu, non il professor Grant di Jurassik Park, nonché protagonista del Seme Della Follia di Carpenter, Che cazzo ci fai lì. Fa la parte del padre cattivo, che vuole obbligare la figlia a diventare avvocato, soffocando i suoi sogni artistici di scultrice. Perché lei è una un po’ pazzerella, indipendente, e solo Channing può tirare fuori il suo spirito.

Lui si fa un culo così per volerle bene e farsi volere bene, lei litiga nuovamente con i genitori, molla di nuovo l’ex fidanzato, in pratica vive una seconda volta situazioni di anni prima. Non c’è nessuna memoria, idiota di un regista, è solo lei che litiga con persone con cui aveva già litigato, e prende decisioni che aveva già preso. Sarà mica merito di lui, invece che della memoria del cuore, lui che la soddisfa in tutti i modi possibili, materiali, carnali, e sentimentali? Eh no, perché è tratto da una storia vera, e se me lo dice la televisione deve essere tutto vero.
Portarsi a letto Rachel McAdams, farla schiantare in auto, e riportarsela a letto. Ancora una volta, viva il cinema verità.

Voto 4: “no cioè xké kapito, il ♥ ha una memoria, e lei si innamora di lui, anke se nn si ricorda un kaxxo!1! ke bello!1!”
Secondo me, l’unica cosa che si ricordava era proprio il cazzo. La memoria dell’utero.

Capitano Quint

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L’Uomo Che Visse Nel Futuro

George Pal, 1960, UK/Usa

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Trama: 1899, un uomo dichiara ai suoi amici di aver inventato la macchina del tempo, e di volerla utilizzare per vedere come si svilupperà l’umanità tra migliaia di anni, promettendo di tornare tra loro dopo 5 giorni. 

Il Film. Da un romanzo di HG Wells (La guerra dei mondi, L’isola del Dott. Moreau), questo film è una gioia per gli amanti della fantascienza fatta in casa, targata anni 60. Il titolo originale è The Time Machine, che tutti sappiamo voler letteralmente dire proprio “l’uomo che visse nel futuro”, secondo le nostre sempre magnifiche traduzioni.
Il bello di questo film a parte l’ambientazione di fine 800, i baffi e le barbe dei personaggi, e soprattutto la mitica macchina del tempo (una poltrona, un ombrellone di metallo che gira, e delle lucine in qua e là), sono le soste che il protagonista fa scorrendo in avanti nel tempo.
Super effettoni scandiscono il passare dei giorni e degli anni, luce e buio che si alternano, i fiori che appassiscono e ricrescono, e il manichino del negozio di vestiti di fronte alla finestra che cambia abiti a seconda delle mode del tempo.

Prima sosta, 1917, per strada ci sono degli strani veicoli a quattro ruote. Poi gli anni 40: i bombardamenti in Inghilterra.
1966: la sosta più bella secondo me. Il film è del 1960, e questi si sono immaginati che, a soli 6 anni di distanza, la gente fosse in preda al panico per il pericolo del nucleare. Le guardie vestite con tute argentate conducono la folla in dei bunker prima di un’imminente eruzione lavica. E qui la perla del film: modellino in miniatura della strada, macchinine in scala, COLATA DI POMAROLA FUMANTE ad imitazione della lava, e distruzione del modellino. Solo applausi.

Tutta la seconda metà del film si svolge in una immaginaria epoca del futuro (80mila e rotti anni dopo), in cui la Terra ha superato varie distruzioni, ed ora è rinata in una sorta di paradiso terrestre, popolato però da uomini e donne tutti biondi, vestiti con delle tunichette, totalmente privi di cultura, interesse, e curiosità. Si scopre che sono in realtà usati come cibo da esseri che vivono sottoterra. Ovviamente George salva tutti dai mostri, in una lotta incredibile, di quelle a cazzotti, uno contro quindici. Riesce a tornare nella sue epoca, dove i suoi amici, tranne uno, continuano a non credergli, e allora lui decide di tornare in quel futuro a riprendersi la bionda più bona. Fuck yeah.

Voto: ma come fo a non dargli 7

Capitano Quint

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La Donna Che Visse Due Volte

Alfred Hitchcock, 1958

la-donna-che-visse-due-volteTrama: avete presente quei penosi versi di Jovanotti “la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare, mi fido di te”, ecco, per Hitchcock la vertigine è proprio paura di cadere, e a volare è la donna che ami, che vola giù da un campanile. Perché a fidarsi c’è solo da rimetterci.

Il Film: Inizio ad essere contro l’abuso della parola capolavoro. Ma se devo scegliere un’occasione in cui usarla è questa. Un’opera d’arte assoluta, in ogni piccolo particolare.
Cominciando dal titolo che contiene in sé una piccolo miracolo: per una volta la traduzione italiana non è del tutto sbagliata. Non c’è l’eleganza del titolo originale “Vertigo”, ma “La Donna Che Visse Due Volte” è esattamente quello che succede. La donna in questione è Kim Novak, classico pezzo di figa bionda anni 50/60, che fa impazzire letteralmente James Stewart.

James per me contende il titolo di più elegante di sempre a Cary Grant, non a caso entrambi scelti più volte da Alfred. Protagonista sempre ingelatinato, ingiacchettato e mai scomposto, e quindi perfetto per la doppia faccia di uomo sicuro di sé, ma terrorizzato dalle grandi altezze.

Il film è incentrato su diversi temi, la paura, il doppio, il sogno, il ricordo, il senso di colpa, tutti portati all’apice dalla regia unica del maestro.
Le scene esemplari sono molteplici, dalla corsa sulle scale del campanile (scale disegnate da Hitch), con il supereffetto della vertigine (inventato da Hitch), al momento in cui la “nuova” Novak appare truccata come lui la desidera (con quel neon verde fuori dalla finestra che illumina tutta la stanza che mi fa impazzire).

Ma una in particolare è veramente fuori dal comune: la scena dell’incubo. Cambi di colori continui, viola, arancione, le spirali riprese probabilmente dai filmati di Duchamp, geometrie e forme a cartone animato, provocano un’inquietudine, un’angoscia, che culminano in una figura nera di un uomo che precipita in uno sfondo bianco, e l’improvviso risveglio di James Stewart. Un corto di un minuto e mezzo. Un piccolo capolavoro nel capolavoro.
Quando tutte queste cose riescono a superare la trama, che è anche complessa, perché come in tutti i film di Alfred sono i piccoli oggetti come chiavi e collane a fare la differenza, non si può non innamorarsi di questo genio.
Sullo sfondo di tutto ciò, una storia d’amore, come in quasi tutti i suoi film. I baci nei film del Maestro sono sempre stupendi. Amore vero, sofferto, morboso, malato, feticista, sincero, e che finisce male. Ma si può saper girare scene d’amore, in un film giallo, con lampi horror, senza mai sbagliare nulla??

(Citazioni che fanno bene al cuore: Stewart e la Novak davanti ad una sequoia commemorativa. Scena ripresa da Chris Marker in La Jetee, e da Terry Gilliam ne L’Esercito delle 12 Scimmie. Tre film della mia top10. Sarà un caso.)

Voto 9,5: basterebbe il finale. Lui che finalmente sconfigge la vertigine, riesce a far confessare la verità a lei, lei che ribadisce il suo amore, MA…un’ombra la spaventa, facendola precipitare di sotto. Dall’oscurità esce UNA SUORA.
MALEDETTA INFAME SUORA.
MALEDETTO GENIO HITCHCOCK

Capitano Quint

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Soldati, 365 All’Alba

Marco Risi, 1987

Soldati -365 allalbaTrama: Claudione Amendola deve affrontare l’anno leva militare facendo i conti con il nonnismo, e l’ira del suo tenente, il grande MASSIMO DAPPORTO, furioso perché il romano gli ha fatto perdere la promozione.

Il Film: 1987. Bisognerebbe trovare il mese di uscita, perché nel 1987 un film sull’addestramento militare mi sa che è uscito. Qualcosa su un tenente che prende di mira un soldato, sulla vita in caserma. Un film c’era…Full MmFull Met…No non mi viene.

Questo film, del grande Marco Risi (che ricordiamo per Vado a vivere da solo, e Il Ragazzo di campagna), ha la pretesa di essere serio, e di allontanarsi, malgrado il titolo, dai vari trash italiani su infermieri, pompieri, e carabinieri. E a brevi tratti ci riesce. Brevi eh.
Le pecche sono ovviamente la trama banale, scontata, patetica, e la recitazione dei vari attori. Amendola fa se stesso. Dapporto poco credibile per mettere paura. E soprattutto male male male le altre comparse. Personaggi stereotipati al massimo.
Chi è quello rumoroso amico di tutti? Un napoletano. Chi è quello scontroso, un po’ pazzo? Un sardo. Chi è ovviamente quello che fa gli scherzi di merda? Un toscano, Alessandro Benvenuti, in uno dei ruoli più antipatici e mal riusciti di sempre.

Comunque è apprezzabile il tentativo di raccontare la leva militare, di cui noi abbiamo gioiosamente fatto a meno. Perché purtroppo quelle cazzate del nonnismo, quegli atteggiamenti parafascisti, i riti di iniziazione, e puttanate varie di tenenti repressi che si devono vendicare, sono esistiti e penso esistano ancora. Quindi pur essendo un film di merda, lo salvo per avermi ricordato la merda che non sono stato costretto a mangiare.

Per l’angolo del trash: un finale penoso proprio nel senso di pene. E la canzone del film affidata ad Umberto Smaila.

Voto 5: con il lavoro di S.K. condivide solo l’anno di uscita eh, perché siamo ben lontani da:
a vederti sembra di guardare un vecchio che cerca di scopare, te ne rendi conto Palla? Allora che cazzo stai aspettando soldato Palla di Lardo? Passa dall’altra parte!
Allora mi vuoi proprio deludere? Hai deciso così? Allora rinuncia e vattene via, brutto tricheco grasso di merda! Vattene via dal mio ostacolo del cazzo! Scendi giù! Altrimenti ti strappo via le palle, così ti impedisco di inquinare il resto del mondo!!
Io giuro che riuscirò a motivarti Palla di Lardo, a costo di andare ad accorciare il cazzo a tutti i cannibali del Congo!!

Capitano Quint

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Buon Compleanno Jack!

261321_244790802198947_142878722390156_1044268_3223013_nDue giorni fa, 22aprile, era il compleanno di un mito, Jack.
Sicuro del fatto che abbia festeggiato a modo, come dimostrano da sempre le svariate foto in cui è circondato da 20enni in costume o senza, gli voglio rendere omaggio.
Essendo io tifoso dei Lakers fin da bambino non potevo non affezionarmi da subito a questa figura sempre seduta in prima fila, che urla contro gli arbitri. La dimostrazione che sia il Re di Los Angeles la si può avere guardando proprio una partita, al momento in cui vengono inquadrate le superstar tra il pubblico, con la grafica che ne indica il nome: Leonardo Di Caprio, Tom Cruise, Denzel Washington, Charlize Theron, e poi compare semplicemente la scritta “Jack”. Un Re in una città di stelle. Hollywood ai suoi piedi.


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75anni, classe 1937. Single. Perché invecchiare con la stessa donna quando puoi cambiarne mille di ogni età?? Fantastiche alcune sue citazioni a giro per la rete:
– Le persone che parlano con metafore dovrebbero lavarmi lo scroto
– Uso il viagra solo quando sono con più di una donna
– Non ho il cellulare

 Quando però è sul set cambia tutto. Personaggi interpretati con una verità ed un carisma unici. Tutti gli occhi su di lui. Una 60ina di film in carriera, magari non tutti memorabili, ma c’è quella decina di film che alza decisamente la media.
Quindi ecco un po’ di titoli in cui ti ho amato. Tanti auguri Jack! La scorsa estate ero venuto a LA, ma non ci siamo visti, ripasserò. Sempre forza Lakers…e lasciacene qualcuna anche a noi.

La Piccola Bottega degli Orrori (Roger Corman, 1960)
I Maghi del Terrore (Roger Corman, 1963)
La Vergine di Cera (Roger Corman, 1963)
Easy Rider (Dennis Hopper, 1969)
Chinatown (Roman Polanski, 1974)
Shining (Stanley Kubrick, 1980)
Reds (Warren Beatty, 1981)
Le Streghe di Eastwick (George Miller, 1987)
Batman (Tim Burton, 1989)
Tre Giorni Per La Verità (Sean Penn, 1995)
Qualcosa è Cambiato (James L. Brooks, 1997)
A Proposito di Schimtd (Alexander Payne, 2002)
The Departed (Martin Scorsese, 2006)
Non è Mai Troppo Tardi (Rob Reiner, 2007)

Discorso a parte meriterà Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo, in cui mi hai anche fatto piangere, maledetto te.
Capitano Quint

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Dead Snow

dead_snow_posterTrama: un gruppo di ragazzi va in vacanza su una montagna innevata della Norvegia. La stessa montagna dove fu sterminato un reggimento nazista durante la II guerra mondiale. Trovare il loro tesoro, e pensare di rubarlo senza risvegliarli, non è una grande idea.

Il Film: Dopo i nazisti sulla luna di Iron Sky, e dopo le zoccole zombie di Zombie Strippers, ho finalmente visto anche i nazisti zombie.
Marci, putrefatti, e molto incazzati, con le loro divise militari, escono dalla neve a decine per uccidere questi poveri ragazzi. Splatter grandioso.
Motoseghe, martelli, accette, teste aperte, budella di fuori, tutto fatto benissimo, tutto fatto con ironia, come deve essere un film splatter, ovvero solo intrattenimento, senza moralismi.

Non sarà un capolavoro, l’inizio sembra essere lento e banale (il 70% degli horror moderni inizia con dei ragazzi in un posto sperduto), e scade a volte in scene troppo demenziali, o inutilmente serie, ma alla fine… un’ora e mezzo di nazisti zombie vestiti alla perfezione, con addirittura un gruppo di SS in divisa nera, che muoiono tra ettolitri di sangue, non la si vuole vedere??
L’importante è restituirgli tutto l’oro, perché tendono ad essere incazzati.

Voto 6.5: Da stimare per l’idea, e la realizzazione. Sempre meglio uno splatter divertente, che un horror che vorrebbe essere serio e che in realtà è na merda. Ein, Zwei, Die.

Capitano Quint

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