Zack Snyder, 2011, Usa/Can, 105 min.
Trama: Baby Doll è ingiustamente accusata della morte della sorella, in realtà uccisa dal patrigno, grasso e crudele. Essendo l’unica erede del patrimonio della madre, viene rinchiusa da quest’ultimo in un manicomio. La ragazza immagina di scappare, aiutata da altre detenute. Il manicomio si trasforma così in un bordello, dove le ragazze ballano davanti ai clienti per farsi scegliere, e Baby Doll vede la sua libertà attraverso il superamento di nemici e mostri di varia natura, con l’utilizzo di armi supertecnologiche, katane, e gonnelline da manga giapponesi, il tutto in un tripudio di pixel e esagerazioni grafiche. Cinema targato Zack Snyder.
Il Film: Zack Snyder si conferma sempre il re indiscusso dei film esagerati, in tutti i sensi. Se da un lato è d’obbligo fare un plauso al regista per la storia – bisogna essere dei malati di mente e geniali allo stesso tempo per immaginare nazisti mutanti che combattono con armi aliene, draghi contro B-52, mostri giganti e pagode giapponesi che crollano – dall’altro bisogna anche dire che si compiace troppo, finendo per caricare eccessivamente ogni scena di colori, musiche, effetti speciali che rendono tutto quasi stucchevole. In un ora e mezzo scarsa di film riesce a condensare tutto quello che i manga hanno di meglio da offrire, e cioè le lolita fighe in gonnella (che nel film scoppiano tutte di salute, tra cui anche Vanessa Hudgens, fresca di Spring Breakers), le katane, e cattivi in quantità da sterminare, con aggiunta di vagonate di effettoni in slow-motion ad ogni scontro (come in 300) e scenografie barocche (come in Watchmen), per una visione di insieme che vuole essere epica, ma che alla fine risulta solo eccessiva.
Se volessi essere più cattivo, mi spingerei oltre e direi anche che film come questo sono la morte del cinema, proprio perché non c’è più cinema: tutto fatto a computer, anche gli ambienti, ti basta una stanza di posa, ti piazzi lì e fanno tutto i programmatori dall’altra parte del monitor. Nessun costume, nessuna scenografia reale, un copione striminzito, per una recitazione che chiaramente – viste le premesse – è messa in secondo piano per lasciare spazio agli occhi. Ora, non voglio passare per quello avverso alla tecnologia nel cinema (sono contrario fino alla morte solo al 3d e a Hugh Jackman), a volte ci sta anche bene, e non guasta rifarsi gli occhi con qualche visione fantastica da PC. Però in Sucker Punch siamo all’estremo, perfino l’impronta decisamente onirica della storia alla fine finisce per risentirne, sopraffatta anch’essa dalla pesantezza delle immagini.
Voto: 6+. La sufficienza se la prende comunque, gioco forza l’originalità della storia e le bimbe in gonnella. Però devo anche dirvi che a tratti, nonostante il dinamismo tra nemici, musiche e colori, il film è anche un po’ noioso. Gli effetti speciali non sempre fanno miracoli.
Vitellozzo.